Una naturale solidarietà

di Giuseppe Tranchese

Durante le emergenze ogni azione dovrebbe essere funzionale alla realizzazione di tutti, al servizio dell’interesse generale. Cosa che non riesce particolarmente bene alle nostre società umane per mancanza di regolazione dei bisogni, dei piaceri e dell’ego: l’istinto di sopravvivenza nell’uomo troppo spesso si limita a una pulsione narcisistica e individuale. Il mondo vegetale, al contrario, ha sviluppato l’istinto di sopravvivenza anche “dell’altro” per garantire il benessere di tutti.
Il ricercatore Cleve Backster ha riportato centinaia di studi osservazionali e sperimentali che non puntano a dare spiegazioni o a formulare teorie (facili appigli per gli scienziati denigratori seriali), ma a descrivere comportamenti ed azioni tali da lasciare agli altri le proprie deduzioni e conclusioni. Un esempio di principio di associazione, di scambio di servizi positivi e leali tra piante ed animali, al di là della catena alimentare, è particolarmente suggestivo. Una varietà messicana di Acacia, l’Acacia cornigera, presenta la particolarità di offrire vitto e alloggio alle formiche. Questo residence vegetale mette a loro disposizione, in ciascuna delle sue spine cave, due stanze separate da una parete: c’è la stanza dei genitori e la nursery. E l’estremità delle sue foglie secerne una sostanza ricca di proteine ideale per nutrire le piccole formiche in crescita. In cambio le formiche assicurano alla pianta la loro protezione, difendendola con un vigore marziale contro un qualsiasi aggressore, bruco o farfalla che sia. Le formiche vanno persino a caccia per nutrire l’acacia che le ospita. Soprattutto quando questa, germogliando lontano dalla terra sulle cime della foresta tropicale alla ricerca della luce, fatica a procurarsi da sola tutto il nutrimento di cui necessita. In questo modo, le formiche che risiedono lì depositano delle larve di insetti sul fondo di appositi fori scavati nel gambo della loro ospite. I Botanici, applicando materiali di contrasto biologico a queste larve, sono stati in grado di tracciare il loro processo di assorbimento da parte dei tessuti vegetali. In cambio del cibo consegnato a domicilio, la pianta secerne un odore repellente per gli uccelli che mangiano larve di formica. In questo modo il ciclo si ripete con reciproca soddisfazione.
Quello descritto è solo uno degli innumerevoli esempi di logica emotiva in natura che descrive un passaggio dall’empatia alla compassione fino alla solidarietà attiva.
Anziché mettere in atto modelli di solidarietà come quelli forniti dai regni che definiamo “inferiori”, noi umani presumiamo di avere soluzioni migliori per risolvere i problemi globali. Con le deforestazioni, in particolare, incidiamo in maniera consapevolmente irreversibile sul disequilibrio dell’intero ecosistema, come se non ne facessimo parte. Trincerandoci dietro ipocrite teorie di progresso tecnologico ed urbanistico solidale, attuiamo solo masochistici ed autolesionistici atti di distruttività.
Non sarà il denaro a salvare il mondo, ma il rispetto dei ritmi biologici e la comprensione del linguaggio della natura: infatti non può esistere solidarietà senza comprensione dei bisogni dell’altro.

Fonte: https://www.ildenaro.it/una-naturale-solidarieta/

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